Sintonie: la traiettoria sociale di Transumare Fest
Accanto al festival, Transumare sviluppa un progetto sociale fatto di laboratori di DJing inclusivi e pratiche sonore condivise, dove la musica diventa esperienza collettiva e atto di cura quotidiano.
Transumare non è mai stato solo un festival. Fin dalla sua nascita, che risale a solo due anni fa, più che un evento è apparso come un gesto, un attraversamento, un modo di abitare i territori, fisici e umani, senza consumarli. Il nome stesso lo suggerisce: transumare significa muoversi insieme, seguendo un flusso antico e collettivo, che non forza il paesaggio e il passaggio stesso, ma lo ascolta.
Dalla sua prima edizione, nell'agosto del 2024, Transumare ha reso Roseto Degli Abruzzi, cittadina frizzante della riviera abruzzese, un vero e proprio porto di mare, dove artisti da tutto il mondo si sono incontrati sugli stessi palchi per costruire qualcosa di concreto e destinato a durare nel tempo con la sola forza della musica. I generi, così come i confini, di Transumare non hanno limiti: si spazia dall'elettronica più pura, alla dub passando dalla techno, dal pop e così via. Già questo mostra una visione molto nitida del messaggio che il festival si è posto di veicolare sul territorio e nel panorama internazionale, fatta di lentezza, attenzione e relazione, mettendo al centro non solo la musica, ma ciò che essa stessa è in grado di attivare. Comunità temporanee, connessioni sincere, possibilità di incontro tra mondi che spesso restano separati. È dentro questa visione che nasce il progetto sociale collaterale al festival Sintonie: non come “appendice”, ma come sua estensione naturale. Qui la musica sfuma i confini tra performance e strumento di cura, tra business e linguaggio accessibile, diventando semplice spazio di libertà.
Ci sono infinite sfumature dell'incontro tra impegno sociale e musica, e Transumare si unisce a questa tavolozza di colori con tre diversi laboratori improntati proprio sulla musica.
Nicky Macha, uno dei fondatori di Transumare e DJ internazionale, conduce i laboratori di DJing, degli incontri per persone con e senza disabilità pensati per l'avvicinamento graduale al suono, rimuovendo totalmente le barriere e le aspettative da soddisfare.
I giradischi, il mixer, le casse diventano oggetti da esplorare con curiosità, non strumenti da dominare. Si parla di musica elettronica e della sua storia, ma soprattutto si impara ad ascoltare. Il tempo, il battito, gli spazi tra un suono e l’altro con il beat-matching sullo sfondo, che diventa un esercizio di presenza.
Ogni partecipante viene incoraggiato a portare dentro la musica la propria personalità, il proprio modo di stare nel mondo. Non ci sono regole rigide, né un’idea prestabilita di “giusto” o “sbagliato”. Proprio come accade sul dancefloor, la diversità non è qualcosa da compensare, ma una forza che arricchisce il suono collettivo. Questo approccio apre un'importante finestra di dialogo sul modo di vivere la disabilità nella nostra società che, in questo contesto come in molti altri, dovrebbe smettere di essere un limite, per tramutare in variazione, in possibilità.
Durante il percorso, Nicky introduce anche i partecipanti alla creazione di una traccia originale, lavorando con drum machine e synth FM. È un passaggio delicato e potente, sia a livello simbolico che a livello produttivo, spostando l’attenzione dalla riproduzione alla nascita del suono. Creare qualcosa da zero, anche solo una bozza, significa affermare la propria voce e lasciare una traccia.
Accanto al DJing, il progetto si arricchisce dei laboratori sonori curati da Davide Di Blasio, che lavorano su un altro livello di ascolto.
Il laboratorio di meditazioni sonore accompagna i partecipanti in un viaggio interiore fatto di respiro, strumenti acustici e tecniche vocali. Un’esperienza abbandona la metodica del fare per orientarsi verso quella del sentire. Agli utenti viene solamente richiesto di ascoltarsi, affidando le proprie sensazioni alla musica.
Il terzo laboratorio riguarda invece quello dei paesaggi sonori, che si muove sul terreno del gioco e dell’immaginazione. Voce, corpo e silenzio diventano strumenti per dare origine ad ambientazioni collettive. Qui la creatività nasce dall’ascolto reciproco, dalla collaborazione e dalla capacità di fare spazio all’altro.
A dare profondità e continuità al progetto è anche il lavoro di ricerca curato da Pamela Prosperi e Paolo Di Nicola, due presenze fondamentali che accompagnano il percorso e ne restituiscono il valore nel tempo, oltre il singolo momento laboratoriale. All’interno di Sintonie, Pamela e Paolo hanno sviluppato e coordinato la parte di ricerca del progetto attraverso un percorso strutturato di ascolto e analisi. Il lavoro è partito da un ciclo di interviste a un pool di esperti del settore culturale, sociale e dell’accessibilità, con l’obiettivo di individuare criticità, bisogni reali e buone pratiche già attive nei festival e negli eventi culturali.
Dall’analisi dei contributi emersi è stato costruito un questionario di ricerca, oggi in fase di utilizzo, pensato come strumento concreto per raccogliere dati, esperienze e punti di vista. Le informazioni raccolte permettono di comprendere meglio come ripensare l’organizzazione degli eventi, migliorare l’accessibilità e trasformare l’ascolto in linee guida operative e condivise.
Quello che Transumare mette in campo, in fondo, è una risposta concreta alla domanda, quasi ancestrale, "La musica è per tutti?" Negli ultimi anni, la musica elettronica si interseca sempre meglio con aspetti di sfondo sociale, che danno vita a qualcosa di diverso e di concreto, parlando lingue spesso difficili da interpretare se non con l'arte. Uno dei progetti più ambiziosi e riusciti in questo campo, è quello dell'iconico FatBoy Slim, che negli anni ha promosso il DJing come percorso di cura per pazienti psichiatrici.
Scontrarci con un’epoca che tende a separare, a specializzare e a etichettare ci ci pone di fronte all'essenzialità di questo tipo di laboratori e di azioni, volte ad aprire uno spazio diverso, in cui il suono diventa casa temporanea, luogo di incontro e possibilità di salvezza quotidiana. Senza retorica. Senza proclami. Solo attraverso il gesto più antico e universale che conosciamo: fare musica insieme.
